Jeff Bezos diceva: se un team non può sfamarsi con due pizze, è troppo grande per funzionare.
La realtà di oggi? Non basterebbero due… pizzerie.
I progetti crescono come lievito impazzito, i team si moltiplicano come gattini su Instagram, e ogni riunione sembra l’assemblea condominiale di una metropoli. Più persone, più opinioni, più PowerPoint. Non è collaborazione: è rumore bianco.
Il problema non è quante pizze servono, ma che nessuno si chiede più perché siamo tutti seduti al tavolo. Non stiamo nutrendo il progetto: lo stiamo solo ingozzando.

Il costo nascosto delle riunioni
Uno studio Atlassian ha calcolato che un impiegato medio passa 31 ore al mese in meeting considerati inutili.
Doodle, nel 2020, ha stimato che il tempo perso in riunioni inefficaci costa alle aziende circa 400 miliardi di dollari l’anno.
Numeri che fanno impressione, ma non servono per convincerci: basta guardare il volto dei colleghi a metà mattina, quando la concentrazione è evaporata e qualcuno disegna gatti sul taccuino.
Perché amiamo le riunioni (anche quando non servono)
I team non crescono per bisogno, ma per ansia. Più persone al tavolo = più senso di sicurezza. Se tutti hanno visto la slide, allora sembra che il rischio sia condiviso.
Ma la verità è che la moltiplicazione dei partecipanti non produce chiarezza: produce confusione. È come urlare in coro: il volume sale, ma il messaggio sparisce.
- Sono un alibi: se sei in riunione, sembri impegnato.
- Sono una coperta di Linus: decidere da soli fa paura, condividere responsabilità diluisce la colpa.
- Sono teatro: servono a mostrare chi comanda, chi parla più forte, chi ha le slide più colorate.
Avrai già visto riunioni in cui il numero di partecipanti è sproporzionato al tema. Una decisione da tre minuti diventa un’ora di micro-contributi.
– C’è chi si collega solo per dire “sono allineato”.
– C’è chi apre il microfono per ripetere l’ovvio.
– C’è chi non parla mai, ma resta per non sembrare “fuori dal giro”.
Risultato: la regola delle due pizze salta, e con lei l’efficacia.
La verità è che ogni riunione finisce come una puntata di Boris: tante parole, zero senso, e alla fine tutti a dirsi “dai, dai, dai!”.
La verità è che non servono nuove regole per i meeting: ne abbiamo già troppe.
Quello che manca è il coraggio di dire “questa riunione non serve”.
Non è questione di due pizze, di quindici minuti o di silenzi da rispettare.
È questione di rispetto del tempo — nostro e degli altri.
Perché il tempo non è infinito.
E ogni ora spesa a digerire slide insipide è un’ora tolta a qualcosa che nutre davvero.

Scrivi una risposta a La messa è finita, ma la riunione continua – Life happens Out Of Office Cancella risposta